3 marzo 2012

Review: Central Unit - Loving Machinery 12'' EP (2012, Mannequin)



Nell'ambito della new wave italiana dei primi ottanta, ai Central Unit spetta senz'altro il ruolo di "pionieri" nell'utilizzo delle sonorità synth-etiche.
Formatisi nel 1981, i Central Unit ebbero modo nella prima parte della loro carriera (si sono successivamente riformati con una differente line-up) di suonare con nomi come Fad Gadget, Einstürzende Neubaten, Spandau Ballet e altri ancora.
In occasione del trentennale dell'EP "Loving Machinery" (titolo programmatico),  la Mannequin di Roma ne propone una ristampa su vinile in 300 copie, rimasterizzata dai master originali.
Questo mini album si fa particolarmente apprezzare per il sapiente dosaggio degli elementi wave/post-punk con quelli più elettronici: gli ingredienti per la ricetta sono nella quantità adeguata a garantire un risultato davvero appagante per le orecchie appassionate di queste sonorità.
Il "Lato A" viene aperto da "Saturday Nite", un prezioso esempio di wave italiana nella sua miglior declinazione, qui arricchita -come si diceva in apertura- dall'elemento sintetico, vero e proprio trademark della formazione bolognese. Le fa seguito la strumentale "Rock Onze", quasi una soundtrack dei migliori anni ottanta, chiaramente quelli virati al nero.
Sul secondo lato troviamo una cover dei Tuxedomoon ("What Use"), gruppo che all'epoca della registrazione esercitava una notevole influenza sulla scena italiana (il bassista Peter Principle produrrà in seguito un album per gli stessi Central Unit); conclude il disco l'algida danza meccanica di "Beset City".
"Loving Machinery" è un piccolo gioiello che meritava davvero di essere riproposto, un lavoro sintetico anche in senso letterale, privo della minima ridondanza e che invoglia a ripeterne l'ascolto appena giunti al termine dell'ultima traccia.
Una nota di merito, infine,  per la copertina di Giorgio Carpinteri del collettivo Valvoline, tra gli attori di un'indimenticabile stagione del fumetto italiano.




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