Non solo, come al solito, ho accumulato un considerevole ritardo nel recensire il materiale ricevuto; stavolta è pure passato quasi un mese dal precedente post; non è decisamente il caso di perdere ulteriore tempo e quindi passo subito a parlare dei dischi ricevuti. Appuntamento monotematico, questo, perché la romana
Mannequin è stata particolarmente prolifica negli ultimi mesi, e il post è pertanto dedicato interamente ad uscite della label capitolina.
Partiamo con l'EP
"Permissions Of Love" di
Tropic Of Cancer, di fatto il solo-project della losangelina Camella Lobo, qui coaudiuvata da John Mendez alias Silent Servant e da Taylor Burch dei Dva Damas. Il disco contiene tre brani di suggestiva darkwave, trainata dal suono dei synth, che incedono lenti evocando tenui bagliori che si agitano sotto i veli di una nebbia seducente. Un bell'esempio di musica che guarda indietro rielaborando il passato in maniera decisamente personale.
Un pò come nel caso dei
Survive, quartetto texano dedito a sonorità sintetiche rigorosamente analogiche, che esordisce con un full-length
omonimo limitato a 300 copie. Lavoro molto "descrittivo", che disegna panorami attraenti e ignoti, strizzando l'occhio ora alle soundtrack degli
eighties, ora ai lavori cosmici del decennio precedente, e andando a costituire in questo modo un affascinante ponte sonoro tra diverse "epoche" della musica elettronica.
Pur sfoggiando delle azzeccate melodie, non si tratta di un disco votato al dancefloor, bensì di un'affascinante e ricercato exploit ad opera di musicisti sicuramente padroni dei loro mezzi: una delle migliori uscite del filone "synth" degli ultimi mesi.
Questo
"Sighing Melodies Thru The Graves" unisce sonorità electro al fascino vintage delle colonne sonore dei 70s e degli 80s, che vengono rielaborate e rese più dinamiche, mantenendo però intatto il loro fascino "atmosferico".
A chiudere il "lotto", una ristampa in collaborazione con la Sacred Bones:
"No Songs Tomorrow" è un album del 1981 - sin qui di difficile reperibilità - ad opera degli
UV PØP, gruppo post-punk britannico in bilico tra (cold) wave nostalgica e impegno politico.
Tale dualismo si riflette nella natura eterogenea delle composizioni, ed è così che le atmosfere dei primi Cure si abbinano ad un folk umbratile ma battagliero. Talvolta le due anime del gruppo si affiancano anche all'interno della stessa canzone, in un ibrido ben riuscito. Bella la voce del singer, mai troppo "pulita", con un'interpretazione molto sentita. Un lavoro sicuramente riuscito e rappresentativo di uno specifico periodo storico, che meritava di essere ripresentato al pubblico.
In conclusione una news: il prossimo 12 giugno, in occasione del concerto di Light Asylum e James Ferraro allo Spazio Concept di Milano, Alessandro Adriani, il fondatore della Mannequin, contribuirà all'evento con un dj set; in apertura "warm up" di Luca Blackradio (Overdose!). I dettagli della serata
qui.