14 ottobre 2012

Various Oddities: Episode 9

Dopo un paio di mesi di "stop", è tempo di riprendere con le recensioni in breve, visto che il materiale continua ad arrivare.
Oggi cominciamo con La Piramide Di Sangue, che torna in veste di progetto allargato a ben sette componenti. Il misterioso sound mediorientale della precedente cassetta (pubblicata a nome "Gianni Giublena Rosacroce") viene arricchito da ulteriori strumenti (due chitarre, due bassi, clarinetto, synth, batteria, percussioni ed effetti) con un risultato per certi aspetti più "canonico", conseguenza dell'inserimento di elementi tipicamente "rock" (le virgolette sono d'obbligo in entrambi i casi). 
Con "Tebe" (coproduzione di Sound Of Cobra e Boring Machines), La Piramide Di Sangue si incastra a pieno titolo nell'affascinante puzzle della scena hauntologica tricolore; un ensemble da tenere d'occhio, in attesa di poter assistere a un loro live, che scommetto essere piuttosto suggestivo.
Post-rock esotico e straniante. 
Elettronica stravagante, cassette dal packaging pregevole: qualcosa mi dice che ci troviamo nuovamente di fronte ad un'uscita della Field Hymns di Portland. "Omega", opera prima (?) del misterioso (ovviamente) Foton, è un lavoro raffinato e retromaniaco, proteso com'è verso le pioneristiche sperimentazioni elettroniche dei primi anni settanta.
Affascinante esempio di field recording, è concepito come la colonna sonora di un telefilm che non esiste: le immagini pertanto aggiungetele voi, sono sicuro che ne verrà fuori una fiction decisamente straniante.
Organi apocalittici e musica da cocktail per marziani imbastiscono la trama di un sound ambientale ed ipnotico; "Omega" è sicuramente meno immediato degli altri lavori pubblicati dall'etichetta, ma non per questo meno interessante. 
Passiamo ora agli Eels on Heels: questo giovane trio pugliese l'avevo già visto in azione dal vivo qualche mese fa; l'ep Kaleidoscope, che potete ascoltare in streaming gratuito su Rockit, conferma le impressioni del live: noise-rock molto dinamico, massiccio ma al tempo stesso multiforme, alla maniera dei californiani HEALTH. Noise elettrico che sgorga da strumenti impugnati con foga ma anche con lucidità, un muro sonoro che costantemente si scompone e ricompone in mille sfumature, come -appunto- in un caleidoscopio dove le tracce di un tribalismo robotico vengono screziate dalle venature cosmiche generate da synth freddi come il ghiaccio. Lavoro decisamente maturo ad opera di una band molto giovane (il gruppo esiste soltanto da un paio d'anni). 
Dietro al monicker TSTI si cela il musicista newyorkese S.Smith. Si tratta del suo "bedroom project" dove il nostro, grazie all'uso di synth analogici e forte di un bel timbro di voce, imbastisce trame malinconiche con lo sguardo proteso agli eighties ma al tempo stesso filtrando il tutto con una sensibilità personale in grado di farlo suonare fresco alle orecchie dell'ascoltatore. Gli appassionati del synth-pop e della minimal wave troveranno sicuramente pane per i loro denti. "Emozionante" o "emotiva" è un termine che descrive bene il sound di TSTI, elettronica in grado di toccare le corde giuste, grazie anche alla bella voce di Smith. In alcuni brani emerge l'ombra dei Depeche Mode, ma mai in maniera ingombrante. Musica che disegna panorami urbani, malinconici e sognanti come una città illuminata dai neon alle 4 del mattino e che smuove, oltre ai cuori, anche i corpi... emotive body music.
Torna anche la bolognese Avant! su queste pagine, ma io sono così indietro con il materiale che questa volta non vi parlerò delle sue ultimissime uscite (Horror Vacui e Night Sins), ma dell' "accoppiata" precedente, White Hex e Natural Assembly.
Partiamo dai White Hex, duo australiano ma di stanza a Berlino, side-project dei più famosi Slug Guts di casa Sacred Bones. In questo nuovo progetto Jimi Kritzler, accompagnato da Tara Green, si cimenta in una darkwave minimale e malinconica. Gli eighties sono sempre lì che fanno capolino dietro l'angolo, ma il sound dei White Hex dispone di una dose di personalità tale da non suonare "già sentito". A me hanno ricordato una versione più "nera" dei Dream Affair. Nelle sei tracce di "Heat" un oscuro romanticismo mitteleuropeo si sposa con le atmosfere desolate degli spazi (notturni) australi. I Cure più dark incontrano la cold wave più fredda sotto la pallida luce di un crepuscolo mentre l'incedere ossessivo e al tempo stesso sognante conferisce un'atmosfera ipnotica e magnetica ai brani. Un bel debutto.
Anche dietro al moniker Natural Assembly si cela un duo, proveniente da Londra. In questo "Arms Of Departure" J. Cannon e Z. Zsigo incrociano suoni da soundtrack ottantiana (ancora loro, i "famigerati" anni ottanta), atmosfere rarefatte e oscure traiettorie sintetiche. "Industrial synth-pop" è stato definito questo sotto-genere, un sound affine ai lavori di Lust Of Youth e Contrepoison, anche se qui le sonorità risultano meno ruvide. EBM minimale che disegna affascinanti panorami futuristici ("Wretched Burden"), utilizzando suoni non dissimili da quelli della old school (Front 242 su tutti): una wave robotica per insonorizzare lungometraggi neo-noir.
Streaming vari, come sempre, qui sotto:





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