Settembre è quasi finito, le
foglie ormai cadute; il sole non scalda i volti al 60° parallelo.
Nuvole di fumo abbandonano,
annoiate, le ciminiere e, nelle periferie di Stoccolma, giganti di cemento puntano
il dito contro al cielo.
Il fragore delle chitarre
adolescent(s)i spalanca le porte di “Forever”, preludio alle liriche di Andreas
Lagerström che arricchisce di toni epici la voce dell’apatia, mentre basso e batteria
accelerano il loro battito cardiaco.
Nel segno dei Cure, dei Joy
Division e di chissà quanti altri, i quattro svedesi ritornano e la loro musica
diviene “semplicemente” la musica degli Holograms.
Una volta si diceva che la prova
più difficile era quella del terzo album, oggi possiamo affermare con certezza
che può esserlo già il secondo: gli Holograms l’hanno superata e il loro nuovo
lavoro si affianca al comeback dei danesi Iceage nella Asgard del neo-post-punk
scandinavo.
Laddove i “cugini” danesi sono
dei giovani guerrieri in perenne bilico tra noia
e ribellione , però, gli Holograms di “Forever” sono poeti romantici dalla
penna affilata come un coltello serramanico.
La Captured Tracks di Mike Sniper
bene ha fatto a non farseli sfuggire e licenzia anche questo secondo lavoro,
che segue di un anno l’eponimo debutto.
La copertina, un’immagine tratta da un dipinto di William-Adolphe Bouguerau, è semplicemente perfetta: il realismo dei suoi corpi avvinti è potente ed emozionante, proprio come i dieci brani di “Forever”.
Ascolta "Forever" in streaming
La copertina, un’immagine tratta da un dipinto di William-Adolphe Bouguerau, è semplicemente perfetta: il realismo dei suoi corpi avvinti è potente ed emozionante, proprio come i dieci brani di “Forever”.
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